La figura del boss di San Gregorio d’Ippona, da killer dei Mancuso ai processi “aggiustati”, dal rimorso per l’omicidio del cognato all’alleanza con Peppone Accorinti
La latitanza del boss Peppe Mancuso ed i figli nati a San Gregorio. Il denaro riciclato in diverse attività economiche e gli esponenti apicali del clan
Il gruppo dei Cassarola, l’intenzione di Salvatore Morelli di uccidere Filippo Catania e il proposito di Mommo Macrì di eliminare Paolo Lo Bianco. La sparatoria in piazza Municipio, l’accoltellamento di Palmisano e la mediazione con gli Alvaro
Il collaboratore di giustizia racconta anche di una presunta lite fra due esponenti di spicco della politica vibonese e dei prestiti ad usura che sarebbero stati elargiti ad un sindaco e ad un ex consigliere regionale
Il collaboratore spiega la nascita e l’evoluzione della struttura mafiosa in città dal 2012 in poi, con il successivo distacco dai Lo Bianco e l’elenco dei nuovi ingressi. La prima riunione di mafia all'interno del cimitero cittadino
I contrasti nel locale di ‘ndrangheta di Vibo e il ruolo di Francesco Fortuna. Il direttore di banca accoltellato, la lite con i Greco, il legame con i Bonavota e la sparatoria in piazza Municipio
Deposizione in videocollegamento per il nuovo pentito. La nascita della struttura mafiosa in città, il sequestro D’Amato, i tradimenti, il ruolo del nonno Pugliese Carchedi, i Lo Bianco, i Pardea, i Fortuna ed i rapporti con i reggini
Dodici in totale gli imputati per il secondo grado di giudizio. In tre escono definitivamente di scena. Il Tribunale collegiale di Vibo aveva deciso per sette condanne. L’inchiesta della Dda di Catanzaro e dei carabinieri del Nucleo Investigativo ha ricostruito gli affari illeciti della consorteria di Filandari
Il collaboratore di giustizia “sbotta” più volte contro il legale: «La smetta di minacciami, siamo coimputati ed incompatibili io e lei». Il Tribunale lo richiama ed il difensore lo invita a «non dire sciocchezze». Carmine Il Grande di Parghelia voleva uccidere Francesco La Rosa di Tropea
L’esordio dell’avvocato Petrilli, difensore di Domenico Antonio Moscato, e la prosecuzione dell’avvocato Mario Murone, che assiste Saverio Razionale. L’imputato Stilo dichiara un malore e si allontana dall’aula
La Suprema Corte ritiene inammissibile il ricorso e nelle motivazioni spiega la vicinanza a Luigi Mancuso ed i motivi per i quali deve restare detenuto
Il collaboratore ha anche spiegato la nascita del locale di ‘ndrangheta di Piscopio, l’organizzazione del clan a Vibo ed i rapporti con Bartolomeo Arena, Mommo Macrì e Antonio Pardea
Il caso dei “doppi incarichi”. Vercillo: «Solo una consulenza per un avvocato per un processo non connesso al “maxi”». Nardone: «Non sapevo che Artusa fosse un imputato, non sono scappato e quel caffè è stato comunque una leggerezza»
Il controesame del collaboratore di giustizia si ferma (e poi riprende) sulla domanda posta dal difensore di Moscato e Valenti: «Mi ha nominato per assisterla o per ungere qualcuno?». L’opposizione del pm Frustaci: «Non può difendere se stesso». Il penalista: «Intendo esplorare la credibilità del pentito nell’interesse dei miei assistiti». Il Tribunale ammette le domande
Il diritto di vita, oltre che di morte, del superlatitante spiegato dal collaboratore chiave incalzato dall’avvocato Barillaro: l’imbasciata nella Capitale e il diniego del permesso a compiere l’omicidio
Alcuni consulenti andati persino dal pm di udienza con il bigliettino in mano per offrire le proprie perizie. Uno di loro beccato al bar dinanzi all’aula bunker seduto con un imputato
Rinascita Scott, l’avvocato Tiziana Barillaro controesamina il collaboratore di giustizia. Acceso confronto con il sostituto procuratore antimafia Anna Maria Frustaci: dal piano per uccidere Scarpuni ai viaggi a Roma
Controesame dell’avvocato Garisto. Il collaboratore chiave del maxiprocesso: «A Peppone io volevo bene, lo stimavo tantissimo». Acceso confronto in aula tra il difensore ed il pm antimafia Anna Maria Frustaci
La denuncia del procuratore a fine udienza: «Non avevano tempo per le trascrizioni richieste dal Collegio ma accettavano l’incarico da parte degli imputati»