L’inchiesta della Dda di Lecce coinvolge 87 indagati e fra loro anche i Bonavota di Sant’Onofrio e personaggi reggini ritenuti vicini al clan Paviglianiti di San Lorenzo
I carabinieri, con il supporto dei Nas e dell’ispettorato del lavoro, nel corso di controlli a varie attività di ristorazione, hanno riscontrato la presenza di oltre 700 chili di cibo in cattivo stato di conservazione e un cuoco non assunto.
In vista delle elezioni comunali. Il professionista è stato indicato al termine di un’assemblea che ha però registrato pesanti defezioni dell’area guidata dal giovane Giuseppe Disì, che ora lancia pesanti strali: «Volevano imporre un pacchetto preconfezionato».
Nuovi dettagli emergono dall’inchiesta che ha portato all’arresto del killer al soldo dei Bonavota, Francesco Fortuna. Tra estorsioni e vertici di ‘ndrangheta nelle case di inermi cittadini.
L’attività di indagine ha permesso di ricostruire tutta la vicenda che ha portato all’eliminazione di Di Leo, divenuto “pedina” scomoda per il suo clan. Non solo un movente ha determinato l’omicidio.
Fu tra il 2002 e nel 2004 che nel Vibonese si ebbe la gestazione di un nuovo cartello mafioso antagonista del clan Mancuso di Limbadi, fino ad allora padrone incontrastato della Provincia, di cui la famiglia di Sant’Onofrio fu capofila.
Sulla vittima una vera e propria tempesta di fuoco scatenata da Francesco Fortuna e da almeno un suo complice. Le mire espansionistiche del 33enne preoccupavano i boss con i quali era imparentato.
Considerato elemento di spicco della cosca Bonavota di Sant’Onofrio, il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri della Compagnia di Vibo su disposizione della Dda di Catanzaro.
Entra nel vivo la corsa al palazzo municipale. Il partito di Alfonsino Grillo si schiera con l’ex vicesindaco di Vibo sostenuto pure da Udc e pezzi di Forza Italia. In campo scenderà Caterina Voce, docente di scuola primaria.