Cordoglio, mesto raccoglimento, senso di profondo dolore espresso con grande ed estrema dignità. Lacrime di commozione, sgorgate non solo dagli occhi di familiari, amici e conoscenti, ma anche da persone comuni, giunte con il semplice desiderio di esprimere vicinanza e stringersi attorno a una coppia di giovani sposi segnata dalla prova forse più crudele e dura che uno si può trovare ad affrontare nell'arco della propria vita, quella, per certi versi contro natura, della morte di un figlio, tra l'altro di appena quattro mesi.

Una tragedia immensa, abbattutasi a Paravati di Mileto, nel paese natio della Serva di Dio Natuzza Evolo, come un fulmine a ciel sereno. Creando sconcerto, pena e afflizione in tutta la comunità. Questo, in breve, il clima e i sentimenti che hanno prevalso nel corso della celebrazione dei funerali del piccolo Leonardo Currà, il bimbo morto lunedì scorso nel reparto di Terapia intensiva neonatale dell'ospedale Annunziata di Cosenza. Nel nosocomio della città Bruzia il piccolo vi era arrivato in condizioni disperate, trasportato in elisoccorso dal Jazzolino di Vibo Valentia. Tra le ipotesi della sua divisa terrestre, un persistente stato di disidratazione giunto all'estremo.

Dopo la denuncia inoltrata dai genitori, per cercare di capirne di più si è mossa la Procura della Repubblica di Cosenza, ascoltando papà Gianluca e mamma Katia Nesci, disponendo il sequestro della cartella clinica stilata dai medici dello Jazzolino e facendo effettuare l'autopsia sul corpicino del povero Leonardo. Le prossime settimane ei mesi a venire ci permetteranno forse di capirne di più su eventuali ritardi nei soccorsi, sottovalutazioni dello stato di salute del bimbo o quant'altro.

Intanto la celebrazione delle esequie, svoltasi nell'affollata chiesa matrice della parrocchia Santa Maria degli Angeli. «Davanti alla morte di Leonardo - ha sottolineato nella sua omelia padre Michele Cordiano, concelebrante con il parroco don Antonio Pileggi, con don Pasquale Barone e con don Antonio Preiti della santa messa - bisogna solo mettersi in ginocchio davanti al Signore, perché non ci sono risposte. O meglio, c'è una risposta, ed è quella da percorrere la strada del Vangelo, della fede. Allora, dobbiamo avere l'umiltà di bussare a questa porta e pensare che l'umana sconfitta può rappresentare una grande opportunità cristiana. Di fronte alla morte di un bambino siamo tutti invitati a cercare di capire cosa Dio vuole dire a noi. Gesù nel Vangelo ci dice che se il chicco di grano caduto per terra non muore non produce frutto, ma se muore produce un grande frutto. Il Vangelo di oggi - ha aggiunto - raffigura la fede come un seme piccolo come granello di senape, che piantato diventa un albero grande dove anche gli uccelli trovano nido per ripararsi. A me sembra che Leonardo rappresenti proprio uno di questi semi. Cosa nascerà dall'umana sua morte non lo so, lo vedremo. Leonardo è entrato nella città santa.Quello che noi chiediamo oggi al Signore, è allora di dire a lui, che veramente adesso è un angelo vivo davanti alla Madonna, di prendere le loro mani e di portarli nel cuore di mamma e papà e dei nonni, in modo da consolarli. L'augurio - ha concluso - è che il passaggio di Leonardo in mezzo alla nostra comunità sia per tutti noi motivo di risveglio della fede, perché le cose umane passano, quelle di Dio no. Lasciamoci dunque prendere per mano da questo bambino e considerarelo come vicino alla Madonna, a chiedere e supplicare la pace e la consolazione per il mondo intero, per i bambini, per la nostra comunità, per mamma e papà».

All'uscita della messa la bara bianca con il corpicino di Leonardo è stata accolta dagli scroscianti applausi dei presenti e dal lancio di palloncini bianchi. Levatisi alti nell'aria, quasi ad accompagnare la salita in cielo del nuovo angelo che da oggi in avanti farà compagnia alla santa Vergine Maria, patrona di Paravati.